Anche in Italia la “Gig Economy” è sempre più diffusa così come i suoi sostenitori, sia tra le imprese, sia tra i lavoratori. Questo nuovo modello, basato sulla flessibilità e sull’occasionalità delle prestazioni risponde alle esigenze di un mercato del lavoro ormai decisamente rivoluzionato nelle sue regole di base, digitalizzato e sempre più dinamico.
Sono numerosi i suoi vantaggi così come esistono svantaggi o problemi di regolamentazione di questo nuovo universo professionale, ma la gig economy pare essere un fenomeno inarrestabile, che coinvolge ad oggi oltre 700.000 lavoratori (secondo il XX Rapporto Annuale “L’innovazione dell’INPS per il rilancio del Paese”) e che inizia ad avere un peso importante anche sul PIL del nostro paese.
INDICE DEI CONTENUTI
COSA SI INTENDE PER GIG ECONOMY?
La Gig Economy è sostanzialmente un nuovo sistema economico che si basa su rapporti di lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo. Per capire il significato di “Gig Economy” bisogna analizzare il termine inglese gig: si tratta di una contrazione colloquiale di engagement, un nome che veniva utilizzato agli inizi del ‘900 dai musicisti jazz per indicare gli ingaggi che ricevevano per una sola serata.
Per questo, la definizione è perfetta da utilizzare per definire i rapporti professionali di breve durata che i lavoratori instaurano con le imprese. Ad essere coinvolti nella Gig Economy sono i liberi professionisti e i freelance, predisposti e pronti a svolgere lavori on demand con la massima disponibilità.
L’incontro tra domanda e offerta, in questo nuovo sistema lavorativo, spesso avviene all’interno di piattaforme digitali appositamente costruite, che mettono in comunicazione le aziende con qualunque tipo di lavoratore che è disponibile ad offrire servizi professionali, anche qualificati, senza il vincolo di un rapporto di lavoro di lunga durata.
DOVE NASCE LA GIG ECONOMY?
Si tratta di un fenomeno ampio e variegato, a cui difficilmente può essere affibbiata una data di inizio specifica. Tendenzialmente, comunque, si stima che il vero inizio della diffusione della Gig Economy sia stato attorno al 2008, quando la crisi economica ha spinto molti professionisti rimasti senza occupazione a cercare una strategia alternativa per guadagnarsi da vivere.
Il diffuso fenomeno di digitalizzazione mondo del lavoro ha favorito enormemente l’evoluzione di questo nuovo paradigma lavorativo, mettendo le basi per quello che è, oggigiorno, un trend destinato a crescere esponenzialmente.
VANTAGGI E SVANTAGGI DELLA GIG ECONOMY PER LE AZIENDE
Sono molti i pro e i contro da esaminare, quando si parla di Gig Economy, sia lato imprese, sia lato lavoratori.
Per le aziende, l’accesso a un ampio ventaglio di professionisti a cui attingere per lo svolgimento di compiti specializzati ma temporanei è senza dubbio un enorme vantaggio.
I datori di lavoro possono, infatti, vedere soddisfatte le loro necessità, senza impegnarsi in lunghi processi di assunzione o nella sottoscrizione di contratti di lavoro vincolanti, approfittando comunque dei benefici innegabili dell’avere lavoratori competenti a disposizione su richiesta.
Di contro, ciò può rappresentare uno svantaggio per le imprese che desiderano costruire un organico di dipendenti coeso, adeguatamente formato rispetto ai parametri aziendali e realmente coinvolto nella cultura aziendale. La Gig Economy rende, tendenzialmente, i legami lavorativi saltuari e più impersonali di quelli classici, non rivelandosi una reale opportunità per chi punta a plasmare un team di lavoro affiatato.
Inoltre, molto spesso sono le imprese a doversi attivare per contattare i lavoratori che ritengono più in linea con i progetti che devono portare a termine, ribaltando il tradizionale schema che le vuole passive e semplicemente pronte a ricevere e vagliare le candidature spontanee dei lavoratori in cerca di occupazione subordinata.
Il settore è, inoltre, poco regolamentato e l’azienda potrebbero trovare difficoltà a barcamenarsi tra le diverse tipologie di trattamento lavorativo da applicare.
VANTAGGI E SVANTAGGI DELLA GIG ECONOMY PER I LAVORATORI
Per i professionisti intenzionati a costruire un’attività lavorativa indipendente e libera da vincoli, la Gig Economy è una vera occasione imperdibile. I “Gig Workers” possono, infatti, cooperare con più datori di lavoro, diversificando le loro entrate e dedicandosi a progetti che, di volta in volta, ritengono più stimolanti.
La libertà ottenibile incrementa di conseguenza la soddisfazione personale e professionale e migliora il rapporto tra lavoro e vita privata. Infatti, i lavoratori della nuova economia possono decidere quante ore dedicare alla carriera e quante alla vita privata o alla famiglia, valorizzando il tempo a loro disposizione (un tema sempre critico, invece, nei classici modelli di lavoro). Inoltre, all’interno della Gig Economy chiunque può trovare una mansione da svolgere, seppur temporanea, che si addica alle sue skill o ai suoi orari. La flessibilità oraria si affianca, inoltre, alla massima libertà di scelta del proprio luogo di lavoro, poiché la grande maggioranza dei “gig” sono svolgibili da remoto, con numerosi impatti positivi sul traffico, sull’inquinamento, sullo stress e sull’umore.
Gli stipendi dei Gig Workers, inoltre, non si allontanano molto da quelli dei classici lavoratori dipendenti, permettendo a questa nuova classe di professionisti una vita dignitosa e soddisfacente.
Di contro, la mancanza di regolamentazione del settore apre le porte a casi di sfruttamento e alla mancanza di certezze o ammortizzatori sociali per questi lavoratori, i quali non beneficiano di malattia, ferie, contratti regolari e stabilità. In questo comparto, i guadagni possono arrivare a essere elevati, ma sono caratterizzati dall’incostanza e non sono mai garantiti da una continuità lavorativa, obbligando i lavoratori a un’amministrazione particolarmente oculata delle loro finanze.
Infine, le possibilità di carriera restano alquanto limitate, per chi svolge attività autonome e saltuarie, quasi azzerando di fatto le opportunità di progressi di carriera o le promozioni. Nulla vieta, tuttavia, a un Gig Worker di migliorare le sue hard e soft skill e progredire nel suo settore, accogliendo progetti via via più complessi per i quali sono necessarie competenze sempre più qualificate (e ben retribuite). Inoltre, con adeguate conoscenze linguistiche, è possibile per i professionisti affacciarsi anche ad allettanti occasioni di lavoro all’estero, massimizzando le possibilità di carriera.
QUALI SONO I LAVORI DELLA GIG ECONOMY?
Nell’idea comune, il termine Gig Economy è generalmente associato ai rider e ai corrieri che si occupano di delivery. In realtà, i rider sono solamente una piccolissima percentuale dei Gig Workers e il panorama è decisamente più ampio di così.
Comprende, infatti, le più svariate attività professionali, quali:
- numerosi lavori on-demand effettuabili tramite l’uso di piattaforme dedicate, che vanno dal classico Deliveroo al campo dei trasporti con mezzi privati (come Uber), fino alle app quali BeMyEyes o simili;
- un’ampia schiera di lavoratori definiti crowdworker che danno la loro disponibilità a svolgere compiti specializzati in remoto (programmazione, copywriting, gestione di social media, traduzioni, design, fotografia, grafica e molto altro) e che spesso si appoggiano a siti costruiti ad hoc quali UpWork o Fiverr;
- gli impieghi nel campo del noleggio di beni privati, dell’accoglienza o dell’affitto di proprietà, basati sul modello AirBnB.
Il successo e la diffusione delle piattaforme menzionate offre una chiara idea della vastità del fenomeno gig, delle opportunità di guadagno e dell’importanza economica di questa moderna economia.
CERCARE LAVORO NELLA GIG ECONOMY
Per trovare lavoro nella Gig Economy e accaparrarsi i più interessanti progetti on demand, è possibile seguire gli stessi passaggi consigliati per muovere i passi giusti nel mondo del lavoro tradizionale.
Infatti, è opportuno:
- creare un curriculum vitae completo e aggiornato;
- realizzare un portfolio con i migliori lavori svolti;
- sfruttare la capacità di persuasione di una lettera motivazionale che attragga l’attenzione delle aziende sul proprio profilo professionale;
- differenziarsi dalla concorrenza a livello di soft o hard skill;
- stabilire un compenso adeguato per i propri servizi;
- fare personal branding in modo efficace e promuoversi online in modo performante;
- curare costantemente la propria web reputation;
- concentrarsi sul networking e sulla costruzione di una solida rete professional;
- adeguare le proprie competenze alle esigenze del mercato;
- essere flessibili, proattivi e attenti a cogliere al volo le nuove opportunità.
Insomma, essere pronti per la Gig Economy è decisamente un’idea strategica per i lavoratori moderni, sempre più immersi in un mercato del lavoro instabile e in mutamento costante. Sono molte anche le iniziative, in Italia e in Europa, per offrire una migliore regolamentazione a questo sfaccettato settore, garantendo migliori tutele e diritti anche ai sempre più numerosi Gig Worker.
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