La prestazione di lavoro occasionale è una forma contrattuale caratterizzata da occasionalità e saltuarietà con compensi economici di bassa entità. Chi fornisce il servizio è il prestatore, chi beneficia del servizio è l’utilizzatore.
INDICE DEI CONTENUTI
- Che cos’è il contratto di prestazione occasionale
- Che cos’è il lavoro autonomo occasionale?
- Come funzionano i contratti di prestazione occasionale?
- Prestazione occasionale senza partita IVA
- Esistono limiti al compenso spettante per la prestazione occasionale?
- La ricevuta e il contratto nella prestazione occasionale
- Quanto dura il contratto di prestazione occasionale?
- Quando utilizzare il contratto di prestazione occasionale
- Cosa cambia nel 2023 per le prestazioni occasionali?
- Quale regime previdenziale è previsto per il lavoro occasionale?
- Dichiarazione dei redditi per prestazioni occasionali
CHE COS’È IL CONTRATTO DI PRESTAZIONE OCCASIONALE
È la legge 96/2017 (con la conversione del D.L. 50/2017), a disciplinare le prestazioni di lavoro occasionale, in particolare il suo articolo 54 bis, con le successive modifiche e integrazioni.
Sostanzialmente il contratto di prestazione occasionale è un accordo attraverso il quale un utilizzatore acquisisce prestazioni di lavoro occasionali o saltuarie di ridotta entità: un prestatore d’opera autonomo, quindi, può svolgere servizi per un altro soggetto committente che non rientri nell’attività subordinata e che risultino caratterizzate da occasionalità. La legge, quindi, permette a numerose categorie di lavoratori di poter prestare le loro opere in maniera saltuaria e senza necessità di apertura di una partita IVA.
CHE COS’È IL LAVORO AUTONOMO OCCASIONALE?
Si definisce lavoratore autonomo occasionale chi svolge prestazioni o servizi tramite lavoro proprio, senza subordinazione o coordinamento con il committente dell’opera. A differenza di chi lavora in maniera autonoma, ma abituale, i prestatori di lavoro occasionali sono coloro che offrono solamente servizi senza continuità.
Possono essere freelance o liberi professionisti appartenenti ai più diversi settori professionali, che generalmente non svolgono attività lavorative che richiedono iscrizioni a ordini o albi. Chi lavora nei termini della prestazione occasionale può generalmente portare a termine il suo compito con un ampio grado di libertà e autonomia organizzativa.
COME FUNZIONANO I CONTRATTI DI PRESTAZIONE OCCASIONALE
In molti casi non vengono stipulati contratti scritti per le piccole prestazioni occasionali, ma è sempre una buona idea sottoscrivere un accordo in forma scritta, quando si desidera avere una garanzia sullo svolgimento dell’opera da un lato e sui pagamenti dall’altro.
Per gestire un contratto di prestazione occasionale è necessario svolgere alcuni adempimenti sul portale INPS, sul quale sia utilizzatori, sia prestatori possono registrarsi per comunicare la prestazione, annullarla o confermarla.
PRESTAZIONE OCCASIONALE SENZA PARTITA IVA
L’attività di lavoro occasionale, come finora configurata, prevede che la prestazione non possa avere durata superiore ai 30 giorni in un anno e che non superi i 5 giorni consecutivi.
Se l’opera supera il periodo dei 30 giorni o il tetto di compenso di 5.000 euro, non rientra più nella “prestazione di lavoro occasionale” ma rientra nell’ambito di una prestazione di lavoro autonomo, che è svolta con abitualità e continuità e che richiede, quindi, l’apertura di una regolare partita IVA (nonché la dichiarazione dei compensi e l’iscrizione alla Gestione separata dell’INPS e/o all’INAIL).
ESISTONO LIMITI AL COMPENSO SPETTANTE PER LA PRESTAZIONE OCCASIONALE?
Esistono specifici limiti di compenso annuale: i contratti stipulati nell’anno solare non possono superare il totale di 5.000€. Ci sono anche limiti di compenso per lo stesso utilizzatore: € 5.000, per ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori;
€ 2.500, per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore.
Quali eccezioni ci sono per i limiti di compenso? I pensionati, gli studenti fino ai 25 anni, i disoccupati e i percettori di prestazioni di sostegno al reddito, possono arrivare fino a 6.666€ netti. Il compenso orario minimo è generalmente di 9€ netti.
LA RICEVUTA E IL CONTRATTO NELLA PRESTAZIONE OCCASIONALE
Chi svolge un lavoro autonomo tramite collaborazione occasionale è sempre tenuto a fornire al committente una ricevuta a fronte dell’avvenuto pagamento, che deve prevedere una cosiddetta “ritenuta d’acconto” pari al 20% della cifra. Questa andrà saldata dal sostituto d’imposta, ossia il soggetto ricevente la fattura.
Sulla ricevuta è d’obbligo indicare che l’attività svolta è inclusa tra quelle che non applicano IVA, ma anche riportare dati indispensabili quali: i riferimenti del lavoratore autonomo e del committente, l’indicazione che l’attività è stata svolta nel contesto di una prestazione occasionale, l’importo lordo, l’importo della ritenuta d’acconto e la cifra netta da versare.
Quando la cifra supera i 77,47 euro è necessario allegare alla ricevuta una marca da bollo da 2 euro. Avere sottoscritto un contratto prima dell’attività aiuta anche in questo passaggio, perché avrà stabilito preliminarmente cifre, modalità e tempistiche dei pagamenti e delle consegne dell’opera.
QUANTO DURA IL CONTRATTO DI PRESTAZIONE OCCASIONALE?
Come già detto, la prestazione occasionale non può avere una durata che supera i 30 giorni nel corso di un anno e non può durare per più di 5 giorni consecutivi.
QUANDO UTILIZZARE IL CONTRATTO DI PRESTAZIONE OCCASIONALE
Gli utilizzatori possono richiedere prestazioni occasionali con due distinte modalità:
- Il Libretto Famiglia, che è usato dalle persone fisiche per remunerare prestazioni di lavoro domestico, giardinaggio, manutenzione, assistenza domiciliare o insegnamento privato. Può essere usato anche per il pagamento da parte delle società sportive, per le specifiche prestazioni effettuate da parte degli steward.
- Il contratto di prestazione occasionale, che è usato da un’ampia platea di lavoratori, quali ad esempio gli imprenditori, i lavoratori autonomi, le associazioni, le amministrazioni pubbliche e numerosi professionisti.
COSA CAMBIA NEL 2023 PER LE PRESTAZIONI OCCASIONALI?
Con la circolare INPS del 19 gennaio 2023, n. 6 è stata fatta chiarezza sulle nuove disposizioni dell’art. 1, c. 342 e 343, della Legge di Bilancio 2023, che hanno modificato la disciplina del già citato art. 54-bis.
Quali?
- È stato esteso l’importo massimo erogabile per ogni anno civile da un singolo utilizzatore alla totalità dei prestatori: dal 1° gennaio 2023 sarà di 10.000 euro.
- È stata ampliata la platea di utilizzatori del contratto di prestazione occasionale anche a chi ha fino a 10 lavoratori subordinati assunti a tempo indeterminato.
- Sono stati introdotti nuovi limiti economici alle attività lavorative occasionali svolte nel contesto di attività quali discoteche, night-club o sale da ballo.
- È previsto un divieto di accesso al contratto di prestazione occasionale per le imprese del settore agricoltura.
Uguali invece i limiti di compenso di 5.000 euro per ogni prestatore (con riferimento alla totalità degli utilizzatori) e di 2.500 euro per le prestazioni rese da ogni prestatore in favore dello stesso utilizzatore.
QUALE REGIME PREVIDENZIALE È PREVISTO PER IL LAVORO OCCASIONALE?
Chi presta la sua opera nell’ambito di un contratto di prestazione occasionale ha diritto all’assicurazione per l’invalidità e le malattie professionali e all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. È l’INPS a elaborare un accreditamento alla Gestione Separata dei contributi previdenziali e al successivo trasferimento dei premi maturati all’INAIL.
DICHIARAZIONE DEI REDDITI PER PRESTAZIONI OCCASIONALI
Anche le prestazioni occasionali vanno inserite nella dichiarazione dei redditi.
Esiste un esonero dalla presentazione del Modello 730 o del Modello Redditi IRPEF per i soggetti che hanno prestato attività occasionali senza percepire nell’anno d’imposta ulteriori redditi e senza essere possessori di beni immobili diversi dall’abitazione principale.
Inoltre, se non viene superata la soglia di 4.800 euro annui potrebbe essere vantaggioso presentare la dichiarazione dei redditi, perché si ha diritto alla detrazione forfettaria di 1.104 euro (secondo articolo 13 comma 5 del TUIR) che “annulla” l’Irpef. Fino a 15.000 euro l’Irpef è pari al 23% del reddito e il 23% di 4.800 sono esattamente 1.104 euro. Dato che l’Irpef non è dovuta, le ritenute versate in anticipo diventano un credito verso lo stato da sfruttare.
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