Le malattie professionali sono patologie che si sviluppano a causa della presenza di materiali, lavori o fattori nocivi presenti nell’ambiente in cui viene svolta l’attività lavorativa. Vengono anche dette tecnopatie ed esistono modalità specifiche per diagnosticarle, collegarle alla professione svolta e risarcirla.
INDICE DEI CONTENUTI
- Che cos’è la malattia professionale?
- Qual è la differenza tra infortunio sul lavoro e malattia professionale?
- Cos’è la malattia comune?
- Diagnosi di malattia professionale
- Malattia professionale: cosa deve sapere il datore di lavoro
- Malattia professionale licenziamento
- Quali sono le malattie professionali riconosciute dall’INAIL?
- Tabella malattie professionali INAIL 2023
- Indennità per malattia professionale
- Tempi per riconoscimento malattia professionale
CHE COS’È LA MALATTIA PROFESSIONALE?
La definizione INAIL di malattia professionale è “una patologia la cui causa agisce lentamente e progressivamente sull’organismo”. Infatti, le patologie professionali vengono causate da un’esposizione al rischio lavorativo progressiva e prolungata nel tempo. La sua azione non è, quindi, concentrata nel tempo o a esordio violento, ma lenta e costante.
Quando una malattia si considera professionale? Quando la sua causa è direttamente connessa all’attività lavorativa, la quale ha provocato l’infermità in maniera esclusiva, oppure anche prevalente. Infatti, le malattie possono definirsi professionali quando sono contratte durante l’esercizio della propria attività lavorativa, ma è ammesso anche il concorso di cause extraprofessionali, purché non interrompano il nesso causale tra mansione lavorativa ed esordio della patologia (lo interrompono quando sono capaci di causare, da sole, l’infermità registrata dal lavoratore).
Il rischio di malattia professionale è presente in numerosi ambienti lavorativi, anche se chiaramente la percentuale di pericolo sale per chi svolge professioni usuranti ed è costantemente esposto a stress psicofisici superiori alla media.
Possono essere tutelati per malattia professionale tutti i lavoratori dipendenti, con contratto a tempo indeterminato o con rapporti di lavoro a tempo determinato, i parasubordinati e alcune categorie di lavoratori autonomi (coltivatori e artigiani).
QUAL È LA DIFFERENZA TRA INFORTUNIO SUL LAVORO E MALATTIA PROFESSIONALE?
La malattia professionale, come accennato, è dovuta a cause che hanno un’azione lenta sull’organismo, che non si concentra in un breve lasso di tempo e che non è violenta. Invece, l’infortunio sul lavoro è un evento traumatico che avviene durante l’orario di lavoro, di tipo violento e concentrato nel tempo.
Per connettere gli infortuni al luogo di lavoro è sufficiente che avvengano, appunto, nell’ambiente lavorativo, anche con un rapporto mediato e indiretto con il rischio lavorativo del soggetto. Per le malattie professionali, invece, deve essere individuato un nesso causale o concausale, tra il rischio professionale e la malattia contratta.
Le due condizioni si distinguono per differenze nette e sono soggette a procedure di denuncia all’INAIL differenti.
COS’È LA MALATTIA COMUNE?
È importante distinguere la malattia professionale dalla malattia comune. Mentre la prima è connessa con le attività lavorative, la seconda non è collegata al rischio lavorativo e rappresenta un’alterazione dello stato di salute di tipo generalmente extra-lavorativo, che impedisce di svolgere la propria mansione.
Possono essere malattie comuni l’influenza, il raffreddore, il mal di schiena, la cefalea e così via. Tali eventi devono essere segnalati al medico e all’azienda e vengono gestiti dall’INPS, l’ente preposto a emettere le indennità di malattia per i lavoratori subordinati.
Per capire come gestire e indirizzare la malattia, è necessario quindi comprendere preventivamente se si tratti di malattia comune (gestione INPS) o malattia professionale (gestione INAIL).
DIAGNOSI DI MALATTIA PROFESSIONALE
Il manifestarsi lento e spesso sfuggente, nei primi momenti, della malattia professionale ne rende difficile la diagnosi. Occorre generalmente una lunga esposizione al rischio prima che la sintomatologia della patologia professionale diventi chiara e nettamente collegabile al rischio lavorativo.
In ogni caso, non appena il dipendente nota sintomi riconducibili a una patologia professionale deve rivolgersi al suo medico curante, che provvederà all’accertamento e all’emissione di un apposito certificato medico.
Entro 15 giorni dalla manifestazione dei sintomi e dal conseguente accertamento di malattia professionale, il certificato medico dovrà essere consegnato al datore di lavoro. Quest’ultimo ha 5 giorni di tempo dal ricevimento del certificato per effettuare la denuncia all’INAIL.
Una mancata denuncia, la trasmissione di dati incompleti o il superamento dei tempi per presentarla comporta l’erogazione di una sanzione amministrativa che va da € 1290 a € 7745.
MALATTIA PROFESSIONALE: COSA DEVE SAPERE IL DATORE DI LAVORO
Le patologie lavorative sono indennizzate dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL). Secondo quanto stabilito a livello normativo, ogni azienda è tenuta a salvaguardare l’incolumità dei suoi collaboratori, nonché il loro benessere fisico e psicologico.
Qualora la malattia professionale derivi da una mancata o non completa applicazione delle norme di prevenzione dei rischi sui luoghi di lavoro, l’azienda è chiamata a risponderne (le imprese sono generalmente coperte dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali). Se, invece, la motivazione è cercarsi nel dolo del lavoratore, in un’attività extralavorativa o nella responsabilità penale di un soggetto terzo, il datore di lavoro è esonerato dalle sue responsabilità.
MALATTIA PROFESSIONALE LICENZIAMENTO
L’infortunio sul lavoro e la malattia professionale non sono motivo di licenziamento: l’art. 2110 del Codice Civile stabilisce che il datore di lavoro non può licenziare un dipendente, quando questo è impossibilitato a recarsi sul posto di lavoro per malattia o infortunio.
La durata massima del periodo di malattia, detta periodo di comporto, dipende dal tipo di CCNL applicato e, nel corso di tale periodo, il dipendente non può essere licenziato. Qualora il datore di lavoro licenzi un dipendente durante questo periodo, il procedimento è da considerarsi nullo. Nel caso in cui le motivazioni del licenziamento prescindano la malattia, il datore deve comunque attendere il superamento del periodo di comporto per far sì che l’atto di licenziamento sia valido. Invece, non può licenziare il dipendente, nemmeno al superamento comporto, se la malattia è stata causata da una sua violazione delle norme della salute e la sicurezza.
In alcuni casi eccezionali, il datore di lavoro può avviare le procedure di licenziamento per giusta causa, ad esempio, se il dipendente rifiuta di sottoporsi alla visita medica di controllo, se compromette volontariamente le sue possibilità di guarigione o se risulti palese, da accertamenti, che egli abbia simulato una patologia inesistente.
Di contro, è possibile per un dipendente presentare volontariamente le proprie dimissioni, anche durante il periodo di malattia.
QUALI SONO LE MALATTIE PROFESSIONALI RICONOSCIUTE DALL’INAIL?
Una volta che il medico ha diagnosticato la malattia e il datore di lavoro ha sottoposto il caso all’INAIL, è quest’ultimo a dover certificare la presenza della malattia professionale. Può convocare il dipendente nella sede INAIL competente per il suo territorio, sottoporlo a visite mediche e avviare il processo di riconoscimento della patologia professionale.
Se l’INAIL riconosce la malattia professionale, il lavoratore può iniziare a percepire l’indennità economica che gli spetta. In caso contrario, invece, può fare ricorso entro 3 anni, a sue spese.
Esistono diverse tipologie di malattia professionale che l’INAIL può riconoscere e mentre alcune sono racchiuse in apposite tabelle, altre non lo sono e seguono iter diversi di riconoscimento, prova e indennizzo.
TABELLA MALATTIE PROFESSIONALI INAIL 2023
Ci sono diverse categorie di patologie professionali, quelle tabellate e quelle non tabellate.
Le malattie professionali tabellate, come il termine fa intuire, sono racchiuse in apposite tabelle (una per l’industria e una per l’agricoltura). In questi casi (che spaziano dalla silicosi alle malattie legate all’esposizione ai raggi X) la patologia è già chiaramente connessa all’attività lavorativa e si manifesta entro un certo periodo di tempo dalla fine dell’attività, detto periodo massimo di indennizzabilità (stabilito all’interno delle medesime tabelle). Non è richiesto, quindi, al lavoratore una dimostrazione della causa professionale della sua patologia.
Le malattie professionali non tabellate, invece, non sono elencate in tabelle e, qualora si presentassero, è richiesto al lavoratore di dimostrare l’origine professionale della sua patologia.
INDENNITÀ PER MALATTIA PROFESSIONALE
La diagnosi di malattia professionale ha vantaggi e svantaggi: se da un lato il riconoscimento della malattia professionale dà diritto a indennizzabilità e al risarcimento di eventuali danni biologici, tali patologie sono spesso invalidanti e impediscono al lavoratore di tornare sul suo luogo di lavoro prima di un termine specifico stabilito dal curante (fosse anche solo per motivazioni prettamente burocratiche).
Per quanto riguarda lo stipendio e le indennità riconosciute, l’onere si divide tra datore di lavoro e INAIL.
Il datore deve corrispondere:
- il 100% della retribuzione per la giornata in cui si è manifestata la malattia professionale (se ha causato una reale astensione dal lavoro);
- il 60% della retribuzione per i successivi 3 giorni (più il trattamento integrativo, se previsto dal contratto di lavoro).
L’INAIL, invece, deve corrispondere:
- l’indennità del 60% della retribuzione giornaliera, a partire dal 4° giorno successivo a quello in cui si è manifestata la malattia professionale e fino al 90° giorno di astensione dal lavoro;
- il 75% della retribuzione, a partire dal 91° giorno e fino alla completa guarigione del collaboratore.
L’importo dell’indennità viene calcolata in base retribuzione percepita dal lavoratore nei 15 giorni precedenti all’evento. Qualora il dipendente dovesse riportare un danno biologico, avrà diritto a un indennizzo INAIL calcolato sulla base della percentuale di danno biologico.
L’INAIL può anche erogare al soggetto che ha manifestato la malattia:
- le cure ambulatoriali;
- le cure termali o i soggiorni climatici utili alla risoluzione della patologia;
- l’acquisto di protesi o altri presidi medici;
- l’assegno per l’assistenza personale continuativa.
TEMPI PER RICONOSCIMENTO MALATTIA PROFESSIONALE
Generalmente l’INAIL dovrebbe prendere in carico la richiesta e rispondere entro 30 giorni dalla data di ricevimento del certificato medico. Invece, secondo le tabelle INAIL, la e tempistiche massime per la costituzione delle rendite dirette da malattie professionali sono di 120 giorni dalla data della denuncia (o della ricezione del certificato medico) per le malattie professionali tabellate e di 180 giorni per le malattie professionali non tabellate.
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