Scopriamo quali sono le domande alle quali non sei obbligato a rispondere.
“Come si vede fra 5 anni?”, “Come si descriverebbe in una parola?”. Alcune di queste domande hanno lo scopo di metterti in difficoltà e dare modo, ai selezionatori più esperti, di studiare le tue reazioni.
In alcuni casi, invece, potresti sentirti fare domande che toccano aspetti personali, della vita privata o famigliari, alle quali non sei obbligato a rispondere.
Il Codice delle pari opportunità fra uomo e donna (D.L. 198 del 2006) proibisce qualsiasi discriminazione fondata su:
- sesso e orientamento sessuale;
- stato matrimoniale, di famiglia o di gravidanza;
- stato di maternità o paternità, sia naturale che adottiva;
- gestione della famiglia (come la presenza di una baby sitter o una nonna in casa che possa accudire eventuali figli) e professione dei genitori del candidato.
Il D.L. 276 del 2003 protegge invece il candidato da domande relative a:
- stato di salute;
- disabilità (fanno eccezione i candidati appartenenti alle categorie protette che devono dichiarare la loro condizione sul proprio curriculum vitae, questo per essere agevolati nella ricerca di un’occupazione o nell’inserimento in un’azienda).
Altri divieti fanno riferimento a:
- credo religioso;
- pensiero politico;
- precedenti occupazioni: se ti dovessero chiedere: “Ha mai avuto problemi con il suo precedente datore di lavoro? Di che genere?”, puoi non rispondere.