L’inclusione non è solo una questione di equità: è una strategia che contribuisce a costruire organizzazioni più forti, resilienti e responsabili. In ambito aziendale, valorizzare le categorie protette significa creare condizioni reali di accesso, partecipazione e crescita per chi affronta barriere personali, sociali o professionali.
Farlo nel rispetto delle normative, ma soprattutto con una visione autentica e sostenibile, consente alle imprese di sviluppare un capitale umano più ricco, diversificato e motivato.
INDICE DEI CONTENUTI
Chi sono le categorie protette secondo la legge 68/99
Nel contesto italiano, il riferimento normativo per l’inclusione lavorativa delle categorie protette è la Legge 68/1999, che promuove l’inserimento e l’integrazione lavorativa delle persone con disabilità e di altri soggetti tutelati.
Profili inclusi nelle categorie protette:
- persone con disabilità fisiche, psichiche o sensoriali con una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 45%;
- invalidi civili con un grado d’invalidità compreso tra il 46% e il 100%;
- invalidi del lavoro (INAIL) con una percentuale di invalidità superiore al 33%;
- non vedenti, sordomuti, invalidi di guerra, civili di guerra o per servizio;
- orfani e coniugi superstiti di deceduti per causa di lavoro, guerra o servizio;
- vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.
Obblighi per le aziende
La legge prevede obblighi occupazionali legati alla dimensione dell’organico aziendale:
- da 15 a 35 dipendenti: obbligo di assumere almeno 1 persona appartenente alle categorie protette;
- da 36 a 50 dipendenti: 2 persone;
- oltre i 50 dipendenti: almeno il 7% del totale deve appartenere alle categorie protette.
Le imprese sono quindi chiamate a rispettare le quote di riserva e ad attuare politiche attive per l’inserimento, con il supporto delle agenzie per il lavoro, dei Centri per l’Impiego e dei Servizi per l’inclusione lavorativa.
Cosa significa inclusione nel contesto lavorativo
L’inclusione, in ambito aziendale, si traduce nella capacità di accogliere e valorizzare le diversità, non solo garantendo pari accesso all’occupazione, ma creando un ambiente in cui ogni persona possa esprimere le proprie potenzialità.
Definizione e quadro normativo
L’inclusione implica un superamento delle barriere – fisiche, organizzative, culturali – che limitano l’effettiva partecipazione al lavoro. A differenza della sola integrazione, che presuppone l’adattamento del singolo a un sistema già definito, l’inclusione comporta una trasformazione dell’organizzazione stessa, in ottica di equità, flessibilità e partecipazione.
A livello normativo, oltre alla Legge 68/99, sono da considerare:
- il Decreto Legislativo 216/2003 contro le discriminazioni per disabilità;
- la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009.
Perché l’inclusione fa bene alle imprese
Le aziende che investono in inclusione non solo rispondono a un obbligo, ma ottengono vantaggi misurabili sul piano economico, culturale e relazionale.
Benefici economici
- Rispetto della normativa vigente, senza incorrere in sanzioni.
- Ottimizzazione del costo del lavoro grazie all’inserimento di persone utili all’organizzazione, possibili agevolazioni fiscali e sgravi contributivi oltre a incentivi legati a bandi.
- Possibilità di accesso a bandi pubblici.
Benefici organizzativi e reputazionali
- Clima interno più positivo: un ambiente inclusivo genera senso di appartenenza, collaborazione e fiducia.
- Aumento della produttività: persone valorizzate e motivate tendono a esprimere meglio il proprio potenziale.
- Accoglienza di nuovi talenti: includere le categorie protette significa ampliare il bacino di competenze, spesso sottovalutate.
- Impatto reputazionale: l’impegno verso l’inclusione rafforza l’identità aziendale e la percezione del brand da parte della clientela e degli stakeholder.
Esempi di successo
Molte aziende che hanno attivato programmi strutturati per l’inserimento di persone con disabilità o fragilità sociale hanno registrato:
- riduzione del turnover nei team inclusivi;
- maggiore engagement da parte di tutto il personale;
- innovazione organizzativa attraverso pratiche di lavoro flessibile e mentoring.
Buone pratiche per favorire l’inclusione
L’inclusione non è un evento, ma un processo continuo che richiede consapevolezza, strumenti e competenze. Di seguito alcune leve strategiche che le aziende possono attivare.
Reclutamento e selezione inclusiva
- Rivedere gli annunci di lavoro con un linguaggio accessibile e inclusivo.
- Collaborare con agenzie per il lavoro, enti specializzati e centri di collocamento mirato.
- Utilizzare metodi di selezione equi, che valorizzino professionalità e soft skill riducendo i bias inconsci.
- Scegliere l’equità sostanziale rispetto all’equità formale, applicando accomodamenti ragionevoli.
Adattamenti del luogo di lavoro
- Garantire accessibilità fisica agli ambienti (es. postazioni ergonomiche, percorsi privi di ostacoli e barriere architettoniche).
- Fornire strumenti tecnologici di supporto (es. software di lettura, dispositivi adattivi).
- Adottare modalità flessibili di lavoro (es. smart working, part-time, orari modulabili).
Sensibilizzazione e formazione del personale
- Promuovere campagne interne di awareness su diversità e inclusione.
- Attivare percorsi formativi rivolti a manager e team leader per sviluppare leadership inclusiva.
- Facilitare momenti di confronto e condivisione, anche attraverso testimonianze dirette.
L’inclusione come leva di crescita per le organizzazioni
Adottare un approccio inclusivo significa ripensare le logiche tradizionali di selezione, gestione e valorizzazione delle risorse umane, in favore di modelli organizzativi più aperti, adattivi e orientati alla persona. Oggi più che mai, l’inclusione delle categorie protette non è solo un dovere normativo, ma una scelta strategica di valore: per attrarre nuovi talenti, migliorare il clima aziendale e contribuire attivamente a una società più equa e sostenibile.
Le aziende che riconoscono questo potenziale e lo traducono in azioni concrete costruiscono una reputazione solida e un vantaggio competitivo duraturo.
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Fonti:
- https://www.qipo.it/l-inclusivita-motiva-i-dipendenti/
- https://www.coverflex.com/it/blog/diversita-e-inclusione-in-azienda
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