La tipologia di contratto che l’azienda vorrebbe farti sottoscrivere è senza dubbio uno dei primi elementi da analizzare con attenzione quando ti trovi di fronte a una nuova occasione di lavoro.

Infatti, sono diverse le possibilità offerte dalle imprese in Italia e ognuna propone condizioni differenti, sia a livello di diritti dei dipendenti, sia a livello di doveri contrattuali verso l’impresa. Quali sono i contratti di lavoro più diffusi nel nostro paese e cosa li differenzia? Approfondisci il tema in questo articolo in modo da trovarti pronto a fare le tue valutazioni di fronte alla prossima opportunità professionale!

 

 

COS’È IL CONTRATTO DI LAVORO?

Un “contratto di lavoro” è sostanzialmente un accordo, generalmente scritto, che viene elaborato e sottoscritto dalle due parti di un rapporto lavorativo, ovvero l’azienda e il dipendente, in modo da regolare ogni aspetto della collaborazione. In Italia ogni settore dispone di diverse normative e regole di base, stabilite dai CCNL ossia i Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro.

All’interno di ogni contratto sono indicate informazioni basilari, quali:

  • dati dell’azienda e riferimento anagrafici del dipendente;
  • la data di assunzione;
  • la tipologia di contratto e la durata del rapporto;
  • i termini del periodo di prova;
  • l’inquadramento del lavoratore, il suo livello e la qualifica;
  • le mansioni e le responsabilità da ricoprire in azienda;
  • il luogo di lavoro;
  • l’orario di lavoro giornaliero;
  • la retribuzione (a tempo, a cottimo, con partecipazione agli utili, etc);
  • Indicazioni circa i diritti del lavoratore, quali ferie, permessi, malattia, infortuni, trasferte, sanzioni disciplinari, sicurezza sul luogo di lavoro e così via.

La funzione del contratto di lavoro è quella di tutelare entrambe le parti coinvolte, dando garanzie al dipendente circa le condizioni e gli obblighi da parte dell’impresa, ma fornendo anche al datore di lavoro strumenti per regolamentare il rapporto di collaborazione e la vita quotidiana in azienda.

Ogni contratto va firmato da entrambe le parti in duplice copia e conservato accuratamente fino alla fine del rapporto e anche oltre, qualora ci fosse bisogno di consultarlo.

 

QUANTI TIPI DI CONTRATTO DI LAVORO ESISTONO IN ITALIA?

In Italia sono principalmente nove i contratti di lavoro più diffusi a disposizione di chi si occupa di ricerca del personale e desidera organizzare il team aziendale con efficacia. Si dividono principalmente in due macrocategorie, ossia quelli di tipo subordinato e quelli definiti parasubordinati.

Se vincolati da un contratto subordinato i dipendenti lavorano per un singolo datore di lavoro, di tipo pubblico o privato, e sono retribuiti per il lavoro prestato in azienda. Nei rapporti di tipo parasubordinato la collaborazione si posiziona a metà strada tra un rapporto subordinato e il lavoro autonomo.

I principali contratti disponibili consentono di assumere tutte le categorie di lavoratori, tra cui anche pensionati o soggetti iscritti alle categorie protette. A godere della possibilità di stipulare diverse tipologie di contratto sono anche le agenzie interinali, che possono proporre ai loro dipendenti contratti di somministrazione ponendosi come intermediario tra le imprese e i lavoratori.

Quali sono i più diffusi contratti lavorativi nel nostro paese? Analizziamoli uno per uno.

 

CONTRATTO DI LAVORO A TEMPO INDETERMINATO

Il contratto a tempo indeterminato è senza dubbio quello più desiderato e ambito dai dipendenti, poiché offre una stabilità lavorativa molto più solida rispetto a tutti gli altri rapporti professionali. Infatti, la sua caratteristica principale è quella di non prevedere un termine e di prolungarsi senza limiti, fino a che una delle due parti coinvolte non decida di porre un termine alla collaborazione con specifiche procedure previste dalla legge.

È altamente vincolante anche per le imprese, che tendono a concedere solamente dopo aver messo alla prova i potenziali candidati attraverso mirati periodi di prova, che possono durare al massimo tre o sei mesi e che consentono di valutare le hard e soft skill del dipendente, senza vincoli, prima di procedere alla conferma definitiva dell’offerta di assunzione. Superato il periodo di prova, i contratti a tempo indeterminato vengono normati dal Jobs Act, se sottoscritti dal 2015, o dallo Statuto dei lavoratori (se stipulati in precedenza).

 

CONTRATTO DI LAVORO A TEMPO DETERMINATO

In un contratto a tempo determinato sono menzionate sia la data di inizio del rapporto, sia la data di termine dello stesso. Si tratta di una tipologia contrattuale scelta dalle imprese per specifiche motivazioni contingenti, oppure anche per testare l’efficacia della collaborazione prima di procedere con la proposta di un tempo indeterminato.

Tale fattispecie contrattuale è regolamentata da norme, che prevedono obblighi sia per l’impresa, sia per il dipendente, e stabiliscono chiari confini, onde evitare un uso indiscriminato e distorto di questa opportunità da parte dei datori di lavoro.

Ad esempio:

  • il contratto non può essere interrotto dal dipendente prima del termine, pena una possibile richiesta di risarcimento danni da parte dell’azienda;
  • tali contratti possono durare al massimo 12 mesi, con possibilità di proroghe fino a 24 mesi, con motivazioni esplicite e comprovate da parte dell’impresa;
  • è limitato dal legislatore anche il numero massimo di dipendenti assunti a tempo determinato in ogni azienda.
  • sempre entro i limiti temporali menzionati, sono possibili solo quattro proroghe, dopodiché il contratto si trasforma in automatico in un tempo indeterminato.

 

CONTRATTO DI LAVORO PART-TIME

Sia i contratti a tempo determinato, sia quelli a tempo indeterminato possono prevedere un orario di lavoro part-time, che prevedono un’organizzazione dell’orario lavorativo diversa dal classico full-time a 40 ore settimanali. Chi è assunto con contratti part-time, infatti, ha un monte ore generalmente compreso tra le 16 e le 30 ore, anche se la legge non prevede espressamente un limite minimo di ore settimanali per i lavoratori a tempo parziale.

Esistono tre tipi principali di contratti part-time:

  • quello orizzontale, nel quale il dipendente lavora lo stesso numero di ore (ridotte) per ogni giorno della normale settimana lavorativa;
  • il part -time verticale, nel quale il dipendente lavora full-time, ma solamente alcuni giorni della settimana;
  • il part-time misto, che ci configura come una combinazione dei precedenti e prevede alcuni giorni a tempo parziale e altri a tempo pieno.

I dipendenti assunti part-time hanno gli stessi diritti dei loro colleghi full-time, per quanto riguarda retribuzione, ferie, permessi, malattia, congedi e così via, anche se alcuni dei diritti vengono proporzionati rispetto al monte ore lavorato.

Inoltre, è possibile avere all’attivo più contratti part-time, a patto che gli orari di lavoro siano compatibili e che non vengano compromessi il diritto al riposo giornaliero e il riposo settimanale previsto dalla legge.

 

CONTRATTO DI LAVORO: STAGE

Lo stage si rivolge ai soggetti che vogliono acquisire nuove competenze per inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro. Non si tratta, infatti, di un contratto di lavoro, ma di un percorso formativo che permette allo stagista di apprendere skill utili direttamente sul campo. A differenza del tirocinio, lo stage è facoltativo ed è un cammino di apprendimento con una durata predeterminata, con la finalità di acquisire competenze specifiche e aprire le porte di interessanti opportunità professionali.

Sono tre i principali tipi di stage:

  • lo stage formativo o di orientamento che può durare 6 mesi al massimo;
  • lo stage finalizzato all’inserimento o al reinserimento nel mondo del lavoro, con durata massima 12 mesi;
  • lo stage per soggetti svantaggiati, che può prolungarsi per 12 o 24 mesi in caso di disabilità del candidato.

Dopo la Riforma Fornero non è possibile offrire stage gratuiti e ogni regione deve prevedere un’indennità minima da erogare agli stagisti (pena pesanti sanzioni). Lo stage, inoltre, non può essere avviato per la sostituzione di dipendenti assenti o per coprire periodi di tempo elevata produttività e sono previsti limiti massimi di stagisti in ogni azienda. Lo stage, infine, non prevede la maturazione di ferie o permessi retribuiti, nemmeno di TFR, non essendo un vero contratto di lavoro.

 

CONTRATTO DI LAVORO A CHIAMATA

Il contratto a chiamata è un contratto a tempo determinato che consente alle imprese di assumere un dipendente per sopperire a una necessità eccezionale e limitata nel tempo. È molto diffuso in alcuni settori ad elevata discontinuità, come quello dello spettacolo o del turismo e prevede la massima disponibilità dei dipendenti a rendersi disponibili quando l’udienza manifesta l’esigenza delle loro prestazioni.

Esistono, anche in questo caso, dei vincoli determinati dalla legge, come ad esempio la possibilità di prestare servizio per massimo 400 giorni su tre anni: superato questo limite il contratto a chiamata diventa un contratto a tempo indeterminato.

Inoltre, esistono limiti di età per la sottoscrizione di un contratto a chiamata in determinati settori lavorativi e può essere prevista un’indennità di disponibilità per i lavoratori, che copra anche i periodi non lavorati, qualora il dipendente si mantenga disponibile a prestare servizio in caso di chiamata dell’azienda.

 

CONTRATTO DI LAVORO: APPRENDISTATO

Il contratto di apprendistato si rivolge ai giovani con età compresa tra i 15 e i 29 anni, che hanno intenzione di formarsi adeguatamente per lo svolgimento di una professione. Da questo tipo di contratto ogni lavoratore può trarre un compenso sia economico, sia educativo, che hanno eguale misura nell’ottica di una formazione professionalizzante efficace.

Esistono tre principali tipi di apprendistato:

  • quello per la qualifica e il diploma superiore, al quale possono accedere i giovani tra i 15 e i 25 anni e mirato all’ottenimento di uno specifico titolo di studio;
  • quello di alta formazione e ricerca, rivolto ai soggetti tra i 18 e i 29 anni, che desiderano ottenere un diploma di istruzione secondaria superiore, un titolo universitario o di alta formazione;
  • quello professionalizzante, per chi tra i 18 e i 29 anni e desidera ottenere una qualifica professionale.

 

CONTRATTO DI COLLABORAZIONE COORDINATA E CONTINUATIVA

I contratti anche conosciuti come Co.co.co o contratto di collaborazione coordinata e continuativa sono classificati tra quelli parasubordinati perché hanno caratteristiche miste tra l’attività dipendente e quella di un libero professionista. Il collaboratore, infatti, presta la sua attività professionale presso l’impresa, ma in maniera indipendente e autonoma, senza i tipici vincoli di un lavoro subordinato.

Non possono sussistere vincoli di subordinazione, di presenza nella sede di lavoro o di orario, e il lavoratore deve godere di autonomia di gestione della sua attività. Tuttavia, è possibile un coordinamento tra le due parti, che si limiti ad assicurare l’esecuzione efficace del lavoro e la contemporanea soddisfazione dei due soggetti coinvolti.

Le criticità di questo contratto sono state più volte affrontate negli anni, e dopo alcune migliorie introdotte con la Riforma Fornero, il Jobs Act del 2015 ha cancellato i contratti co.co.co a progetto, ma non ha eliminato le collaborazioni coordinate e continuative, che possono ancora essere stipulate, seppur con precisi limiti e cautele.

 

CONTRATTO DI PRESTAZIONE OCCASIONALE

Il contratto di prestazione occasionale consente ad alcuni lavoratori di offrire le loro prestazioni in maniera saltuaria e sporadica, situazione tipica, ad esempio, per molti imprenditori o liberi professionisti, ma non solo.

Esistono alcuni limiti essenziali, perché un rapporto di lavoro si configuri come una prestazione occasionale, ad esempio, quelli economici:

  • l’importo totale dei compensi ricevuti non deve superare i 5.000€ annui, per ciascun prestatore, in riferimento alla totalità degli utilizzatori;
  • ogni azienda non deve superare il massimo di 5000 € annui di compensi erogati in riferimento alla totalità dei prestatori;
  • le prestazioni professionali offerte complessivamente da ogni prestatore per la stessa impresa non possono essere superiori ai 2.500€.

A fare la differenza, però, è anche la tipologia di collaborazione, che non può mai essere continuativa, organizzata e stabile, anche qualora i guadagni restino all’interno dei limiti sopra menzionati.

 

CONTRATTO DI APPALTO PER LAVORI PRIVATI

Nel contratto di appalto è un imprenditore a utilizzare i propri mezzi per assumersi l’obbligo (e la responsabilità) dell’esecuzione di un’opera, a fronte di un corrispettivo di tipo economico. Il focus della collaborazione, in questo caso, non è la continuità del rapporto professionale, ma il risultato da ottenere, che può essere la prestazione di un servizio oppure la realizzazione di un’opera fisica.

Inoltre, l’appaltatore non è tenuto a farsi carico personalmente dello svolgimento dell’opera, ma può sfruttare la sua organizzazione (mezzi, personale, etc) per arrivare al risultato pattuito a contratto.

 

TIPI DI CONTRATTO DI LAVORO PER PENSIONATI

Anche ai lavoratori ormai in pensione possono essere offerti specifici contratti di lavoro, poiché non esistono leggi che impediscano esplicitamente di assumere un pensionato come dipendente e non sussiste alcun limite di età per la stipula di un contratto di lavoro.

Perciò, tutte le tipologie di contratto menzionate possono essere offerte anche a soggetti
in pensione
, anche se alcuni tipi di collaborazione meglio si adeguano alla situazione, come per esempio le collaborazioni occasionali, quelle a chiamata o quelle di tipo prevalentemente autonomo.

 

QUAL È IL CONTRATTO DI LAVORO PIÙ CONVENIENTE?

Il contratto di lavoro più conveniente per un dipendente dipende da numerosi fattori, tra cui le esigenze personali, la situazione finanziaria, le competenze e il settore di riferimento.

Oggigiorno è sempre più diffusa anche la modalità di lavoro in smart-working, che consente un’innovativa libertà rispetto alla sede fisica di lavoro, nonché nuove possibilità di equilibrio tra la vita privata e professionale.

Lato imprese, invece, probabilmente il contratto di apprendistato è quello più conveniente e meno oneroso, perché sono numerose le agevolazioni e gli incentivi economici in favore di chi assume con questa fattispecie contrattuale.

Ora che conosci nel dettaglio tutti i tipi di contratti possibili, puoi dedicarti con maggiore consapevolezza alla ricerca delle migliori offerte di lavoro, verificando la compatibilità di ogni singola offerta con le tue esigenze e con la tua personale situazione.

 

 

 

 

 

 
 
 
 

 

 

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